Cassetta di sicurezza
- Notaio Marco Manzetti
- 14 mar
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 18 mar
Il servizio di cassetta di sicurezza
La banca, oltre alla sua funzione di raccolta del risparmio presso il pubblico ed esercizio del credito, svolge una serie di servizi connessi. Tra questi, un particolare rilievo assume quello di cassetta di sicurezza.
Con il contratto di cassetta di sicurezza, la banca mette a disposizione del cliente un contenitore (detto "cassetta") usualmente collocato all'interno di un armadio blindato in una sala posta al piano interrato dell'istituto. La "cassetta" può assumere differenti dimensioni: spesso (appunto) ha le dimensioni di un normale cassetto (35x12x23 cm circa); altre volte, invece, la "cassetta" è essa stessa un vero e proprio armadio (88x63x35 cm circa).

Privacy e responsabilità
La banca non conosce e non può conoscere il contenuto di quanto inserito dal cliente all'interno della cassetta di sicurezza. Ogni cassetta, infatti, è munita di doppia chiave, di cui una in possesso del depositante e l'altra della banca. La cassetta può aprirsi solo facendo scattare entrambe le serrature contemporaneamente. Girate ambedue le chiavi, il funzionario di banca si allontana e lascia il cliente solo nel caveau, affinché questo ritiri e/o sostituisca con la massima riservatezza il contenuto della propria cassetta. Al termine delle operazioni, il cliente preme un pulsante antipatico per richiamare il funzionario. Il giorno e l'ora di accesso e di uscita del cliente dal caveau viene segnato su un apposito registro della banca.
La banca risponde verso l'utente per l'idoneità e la custodia dei locali e per l'integrità della cassetta. Sono nulle le clausole contrattuali che limitano la responsabilità dell'istituto nel caso in cui la rapina alla cassetta di sicurezza sia avvenuta per dolo (es., complicità di un impiegato) o colpa grave (es., assenza della sorveglianza) della banca.
La Suprema Corte di Cassazione, con la recente sentenza del 21 giugno 2024 n. 17207, ha statuito - in relazione ad un furto in caveau commesso da ignoti il 2 marzo 1992 presso la filiale di una banca di Reggio Calabria - che in assenza di elementi certi e dati concreti riguardanti il valore dei beni rubati all'utente, la liquidazione del danno da parte del Giudice deve avvenire in via equitativa.

Canone periodico e apertura forzosa
L'intestatario della cassetta paga un canone periodico alla banca (normalmente mediante addebito diretto su conto corrente) il cui importo varia a seconda delle dimensioni della cassetta messa a disposizione. Usualmente, i contratti di cassetta di sicurezza si rinnovano tacitamente di anno in anno, in assenza di recesso da parte del cliente.
Se, però, il contratto dovesse scadere, la banca, previa intimazione all'intestatario e decorsi sei mesi dalla data della medesima, può chiedere al Giudice di Pace l'autorizzazione ad aprire la cassetta. L'apertura si esegue con l'assistenza di un Notaio all'uopo designato e con le cautele che il Giudice di Pace ritiene opportune. Il Giudice di Pace può dare le disposizioni necessarie per la conservazione degli oggetti rinvenuti e può ordinare la vendita di quella parte di essi che occorra al soddisfacimento di quanto è dovuto alla banca per canoni e spese.

Morte dell'intestatario
Le cassette di sicurezza, dopo la morte dell'intestatario, possono essere aperte solo alla presenza di un funzionario dell'Amministrazione finanziaria o di un Notaio, che redige l'inventario del contenuto, previa comunicazione da parte all'Agenzia delle Entrate del giorno e dell'ora dell'apertura. Il Notaio, ove lo ritenga opportuno, può farsi assistere da un esperto stimatore nella redazione dell'inventario. Il valore di quanto inserito dal defunto in cassetta di sicurezza deve poi essere dichiarato nella "denuncia di successione" da presentare all'Agenzia delle Entrate entro un anno dalla data del decesso.
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